Errore medico e risarcimento danni
Avvocato malasanità
Per travaglio di parto si intende l'insieme di quei fenomeni (meccanici, dinamici e plastici) che permettono l'espulsione del feto. Consiste in una serie di contrazioni uterine ritmiche, involontarie o indotte medicamente che si traducono nell'appianamento (assottigliamento e accorciamento) e nella dilatazione del collo dell'utero.
Il travaglio normale inizia, in genere, entro 2 settimane (prima o dopo) dalla data presunta del parto.
Nel travaglio di parto si distinguono in genere due stadi: il primo a sua volta si differenzia in una fase latente (periodo prodromico) e in una fase attiva (periodo dilatante); il secondo è chiamato anche periodo espulsivo.
Durante il periodo prodromico (fase latente del primo stadio) si ha l'inizio dell'attività contrattile, non ancora regolare, accompagnata da cambiamenti variabili della cervice uterina e una lenta progressione della dilatazione fino a 5 cm.
Il periodo dilatante, termina quando la dilatazione della cervice uterina è completa.
Nel caso della prima gravidanza, il travaglio dura generalmente una media di 12-18 h; i travagli successivi sono spesso più brevi, con una media di 6-8 h.
Durante il periodo espulsivo, il feto deve compiere una serie di movimenti in modo da progredire attraverso il canale del parto che tende a restringersi.
Il periodo espulsivo inizia quando la cervice uterina ha raggiunto la dilatazione completa e terminare con l'espulsione del feto.
I danni nel travaglio e nel parto possono essere prevenuti mettendo in atto una buona condotta ostetrica e ginecologica.
A tal fine, è necessario che i fattori di rischio vengano riconosciuti e che il benessere materno e fetale vengano monitorati durante tutta la gravidanza e, soprattutto, al momento del travaglio e parto.
I problemi che possono presentarsi ricomprendono:
- Le tempistiche del travaglio: ovvero un travaglio che comincia troppo presto o troppo tardi rispetto al normale
- Problemi del feto o del neonato
- Problemi della madre
- Un problema della placenta detto placenta accreta
La placenta accreta può essere scoperta durante la gravidanza o solo dopo il parto.
La maggior parte dei problemi è ovvia prima dell’inizio del travaglio. Tali problemi includono:
- Rottura delle membrane prima del travaglio (prematura) (le acque della madre si rompono troppo presto)
- Gravidanza post-termine e postmaturità (la gravidanza continua più del normale, a volte causando problemi al bambino)
- Posizione e presentazione anomala del feto (il feto è in posizione scorretta per il parto più sicuro)
- Gravidanza gemellare (con due o tre gemelli)
Alcuni problemi (complicanze) che le donne sviluppano durante la gravidanza possono creare problemi durante il travaglio e il parto. La preeclampsia (ipertensione arteriosa associata a proteine nelle urine), ad esempio, spesso porta al distacco prematuro della placenta dall’utero (distacco di placenta) e a problemi per il neonato.
Alcuni problemi insorgono o diventano evidenti durante il travaglio o il parto. Tali problemi includono:
- Embolia da liquido amniotico (il liquido in cui è immerso il feto nell’utero della donna entra nel torrente ematico della donna, a volte causando una reazione potenzialmente letale nella donna)
- La distocia di spalla (una spalla del feto si incastra sull’osso pubico materno e, pertanto, il bambino è bloccato nel canale del parto)
- Il travaglio inizia troppo presto (travaglio pretermine)
- Travaglio troppo lento
- Prolasso del cordone ombelicale (il cordone ombelicale fuoriesce dal canale del parto prima del neonato)
- Cordone nucale (il cordone ombelicale è avvolto attorno al collo del bambino)
- Un feto troppo grande per passare nel canale del parto (pelvi e vagina), detta sproporzione fetopelvica
- La rottura uterina è una spontanea lacerazione (rottura) dell’utero.
Quando compaiono complicanze, potrebbero essere necessarie delle alternative al travaglio spontaneo e al parto vaginale. Tra questi troviamo:
- Inizio artificiale del travaglio (induzione del travaglio)
- Forcipe o ventosa (detto parto vaginale operativo) per estrarre il bambino
- Parto cesareo
Alcuni problemi si verificano subito dopo la nascita del bambino, al momento dell’espulsione della placenta. Tra questi troviamo:
- Sanguinamento eccessivo dall’utero al momento del parto
- Un utero rigirato (inversione uterina)
Tempistiche del travaglio e del parto
Non più del 10% delle donne partorisce nella data prevista (generalmente intorno a 40 settimane di gravidanza). Circa il 50% delle donne partorisce entro 1 settimana (prima o dopo il termine previsto) e quasi il 90% partorisce con un margine di 2 settimane rispetto alla data attesa.
Il travaglio può iniziare
- Troppo presto (pretermine): prima della 37a settimana di gestazione
-Tardi (post-termine): dopo la 42a settimana di gestazione
In questi casi, la salute o la vita del feto possono essere in pericolo.
Il travaglio può essere precoce o tardivo perché la donna o il feto presentano una patologia o quando il feto si trova in una posizione anomala.
Determinare la durata della gravidanza può essere difficile, poiché spesso non si può stabilire la data precisa del concepimento. All’inizio della gravidanza un esame ecografico, sicuro e indolore, può aiutare a determinare la durata, mentre a metà della gravidanza o nella fase avanzata non fornisce dati affidabili riguardo alle tempistiche.
Responsabilità sanitaria
La responsabilità del ginecologo o dell’ostetrica e, quindi, dell’Ospedale, potrebbe derivare dal mancato riconoscimento precoce dei sintomi o delle condizioni che determinano un parto prematuro o dall’incapacità di gestirlo, eseguendo terapie sbagliate, tardive, inefficaci o, comunque, non tempestive.
Un errore
del sanitario nella mancata o ritardata diagnosi potrebbe
portare nei casi più gravi, al decesso della madre o del bambino.
In questo caso anche i familiari del paziente vittima di malasanità, potrebbero avere diritto al risarcimento e cioè il marito (convivente more uxorio o il partner convivente), i genitori, il figlio o la figlia, i fratelli o le sorelle e gli eredi.
Il medico legale, coadiuvato da un medico specialista e affiancato dal legale, può capire se vi siano stati errori nella diagnosi, nell’esecuzione del trattamento sanitario o nello svolgimento della terapia e verificare se vi sia responsabilità del medico o dell’Ospedale.
Essenziale in questa fase sarà lo studio della documentazione medica, tra cui cartella clinica, esami e consenso informato che dovranno essere richiesti alla struttura.
Risarcimento danni
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